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la frequenza cardiaca
"COME
CALCOLARE LA FREQUENZA CARDIACA MASSIMA".
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Enrico
Arcelli per Novararunning/Trail-Running: la
frequenza cardiaca massima.
In un corridore del mezzofondo o del fondo, il dato
della frequenza cardiaca massima non fornisce informazioni
direttamente sfruttabili per l'allenamento, ma in qualche
caso può essere utile. Talvolta serve, per esempio,
per identificare la velocità di deflessione nel
test di Conconi (si veda l'articolo nel quale se ne
parla); non sempre, infatti, è facile identificare
il punto esatto nel quale nel grafico si passa dalla
parte rettilinea a quella curvilinea; può essere
d'aiuto il fatto di sapere che esso è situato
10-15 battiti/minuto sotto la frequenza cardiaca massima.
Quest'ultimo valore, inoltre, è sempre necessario
tutte le volte che si vuole determinare la velocità
aerobica massima e il massimo consumo di ossigeno con
un test del quale si parlerà in un altro articolo.
Avere il cuore che riesce a raggiungere un numero di
pulsazioni molto alto, ad ogni modo, è un vantaggio,
nel senso che - semplificando un po' le cose - per ogni
battito per minuto in più, a parità di
tutto il resto (in particolare a parità di "gettata
pulsatoria", vale a dire di sangue espulso per
ogni battito dal ventricolo sinistro), il cuore "pompa"
una quantità maggiore di sangue e, dunque, fa
arrivare più ossigeno ai muscoli impegnati nella
corsa. A quanto si sa, non esiste la possibilità
di influire in nessuna maniera su tale valore, tanto
meno attraverso una qualsiasi metodica di allenamento.
Il
valore della frequenza cardiaca massima di un dato individuo
tende a scendere con l'aumentare dell'età e può
essere calcolato teoricamente con alcune formule. La
più conosciuta è la
formula di M.J. Karvonen, secondo la quale,
essendo l'età espressa in anni, si ha:
frequenza
cardiaca massima (battiti/min) = 220 - età
In
base a tale formula, dunque, un individuo di 20 anni
raggiunge come massimo i 200 battiti del cuore per minuto.
Si tratta, in ogni caso, di valori medi; il singolo
soggetto di 20 anni, dunque, può anche avere
una frequenza cardiaca massima di alcuni battiti sopra
o sotto i 200.
Più
recente è la formula di H. Tanaka, in base alla
quale la frequenza cardiaca massima è data da:
frequenza
cardiaca massima (battiti/min) = 208 - (0,7 x età)
La formula di Karvonen
è più semplice; quella di Tanaka leggermente
più complessa, ma più precisa. Come si
può vedere dalla tabella 1., entrambe le formule
danno un valore di 180 battiti/min per un soggetto di
40 anni; al di sotto di tale età, però,
quella di Tanaka fornisce valori di alcuni battiti più
bassi; al di sopra di essa, al contrario, dà
valori un po' più alti.
Tabella 1. - Valori
di frequenza cardiaca massima in battiti per minuto,
in funzione dell'età, calcolati con la formula
di Karvonen e con la formula di Tanaka. Si tenga presente
che, in ogni caso, tali valori rappresentano un valore
medio e che essi, in un singolo individuo, possono essere
superiori o inferiori anche di alcuni battiti rispetto
a quelli reali.
Età
Frequenza cardiaca massima (batt/min)
|
(anni) |
Karvonen |
Tanaka |
20 |
200 |
194 |
25 |
195 |
190,5 |
30 |
190 |
187 |
35 |
185 |
183,5 |
40 |
180 |
180 |
45 |
175 |
176,5 |
50 |
170 |
173 |
55 |
165 |
169,5 |
60 |
160 |
166 |
65 |
155 |
162,5 |
70 |
150 |
159 |
Si
è detto che, ad ogni modo, i dati così
calcolati possono allontanarsi anche di alcuni battiti/minuto
(in qualche caso anche di vari) da quelli effettivi.
Com'è possibile determinare il valore reale della
frequenza cardiaca massima in un dato corridore?
Si
deve correre indossando il cardiofrequenzimetro e, aumentando
a poco a poco la velocità di corsa, per esempio
ogni 20-30 secondi, si devono dapprima far crescere
progressivamente le pulsazioni. Poi, quando si è
già a valori piuttosto elevati, si deve compiere
il "fuori-tutto", ovvero si deve percorrere
un tratto al massimo delle proprie possibilità.
Se, in particolare, si sta facendo il test di Conconi
su una pista d'atletica, si cerca di correre nel minor
tempo di cui si è capaci l'ultimo tratto di 200
metri. Oppure, se si corre in natura, si deve fare riferimento
ad una salita di almeno 60-80 metri con una discreta
pendenza; ci si scalda a bassa velocità di corsa
e poi, mano a mano che ci si avvicina ad essa, si accresce
un po' l'andatura. E, infine, si dà tutto nel
tratto in salita. Il valore più alto che si legge
sul cardiofrequenzimetro è quello della frequenza
cardiaca massima o, nel peggiore dei casi, è
molto vicino ad esso.
(Enrico Arcelli)
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COME
CALCOLARE LA FREQUENZA CARDIACA MASSIMA: la frequenza
cardiaca
COME CALCOLARE LA PROPRIA VELOCITA' DI SOGLIA ANAEROBICA:
Il Test di Conconi
COME
CALCOLARE LA PROPRIA VELOCITA' DI SOGLIA ANAEROBICA:
IL BAS TEST
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Il test di Conconi
"COME CALCOLARE LA PROPRIA VELOCITA' DI SOGLIA
ANAEROBICA".
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Enrico
Arcelli per Novararunning/Trail-Running: il
test di Conconi.
Il
test di Conconi consiste, in pratica, nel raccogliere
i valori della frequenza cardiaca a varie velocità
di corsa e, poi, di metterli in un grafico in cui in
ascissa c’è la velocità di corsa e in
ordinata la frequenza cardiaca (si veda
la figura 1). Nel grafico che ne risulta
si vede che l’insieme dei punti ha inizialmente un andamento
rettilineo: i punti, insomma, si dispongono dapprima
su una retta o poco sopra o poco sotto di essa; ad ogni
aumento della velocità di corsa, in altre parole,
corrisponde un aumento piuttosto costante della frequenza
cardiaca. Ad una determinata velocità di corsa
(tanto più elevata quanto maggiore è il
livello prestativo dell’atleta), però, la linearità
cessa e si ha una deflessione; la frequenza cardiaca,
cioè, non sale più con lo stesso andamento
di prima, ma – ad un dato incremento della velocità
di corsa – corrisponde un aumento minimo della frequenza
stessa.
La
velocità alla quale si passa dal tratto rettilineo
a quello curvilineo è chiamata "velocità
di deflessione" e corrisponde molto bene alla velocità
della "soglia anaerobica", un dato quest’ultimo
che è molto importante ai fini della determinazione,
per esempio, dei ritmi ai quali compiere certi allenamenti.
Che
cos’è la "soglia anaerobica"?
Si
può capirlo se si pensa, innanzitutto, che i
muscoli impegnati nella corsa possono lavorare se dispongono
di una specifica "benzina" che si chiama ATP,
una "benzina" che essi stessi si devono fabbricare.
A basse velocità di corsa (per esempio a 15 chilometri
l’ora per un campione come Stefano Baldini o a 12-13
l’ora per un mezzofondista o un fondista di livello
regionale) i muscoli necessitano, per ogni minuto, di
poco ATP e se lo fabbricano praticamente tutto con il
meccanismo aerobico, quello nel quale interviene
l’ossigeno che giunge ai muscoli attraverso il sangue.
A dire la verità, una piccolissima quantità
di questo ATP, anche a tali velocità, viene prodotto
con il meccanismo lattacido, quello nel quale
c’è la produzione di acido lattico. Ma questo
acido lattico è in quantità minima e,
via via che viene prodotto, passa dai muscoli nel sangue
e dal sangue viene eliminato; siccome la quantità
di acido lattico che dai muscoli passa al sangue è
uguale a quella che viene eliminata, i suoi livelli
nel sangue rimangono del tutto costanti.
Se
la velocità di corsa aumenta (se, per esempio,
Baldini passa ai 16 km/h, poi ai 17, ai 18 e così
via), anche la produzione di acido lattico per ogni
secondo si accresce. Siccome anche lo smaltimento aumenta,
nel sangue non vi é accumulo di acido lattico,
anche se l’atleta corre per vari chilometri di seguito.
Ad
una certa velocità, però, questo equilibrio
fra produzione e smaltimento si rompe: l’acido lattico
riversato dai muscoli nel sangue è maggiore di
quello che può essere eliminato. Questa velocità
(che in Stefano Baldini è pari a circa 21 km/h
e in un atleta di livello regionale sopra i 18 km/h)
è proprio quella della "soglia anaerobica"
e più o meno quella, come si è già
detto, della deflessione nel test di Conconi.
COME
SI ESEGUE IN PRATICA IL TEST DI CONCONI
Il
test di Conconi può essere eseguito su una pista
di atletica. Dopo un adeguato riscaldamento e dopo avere
indossato il cardiofrequenzimetro, il corridore deve
percorrere alcuni chilometri, variando la velocità
ogni mezzo giro (200 metri). All’inizio la velocità,
tenendo conto del livello del corridore sottoposto al
test, dovrà essere molto bassa; poi dovrà
aumentare con lenta gradualità, ossia di circa
mezzo chilometro l’ora ogni mezzo giro; tale incremento
di velocità dovrà essere effettuato all’inizio
di ciascun tratto di 200 metri; la velocità dovrà
poi essere mantenuta il più possibile costante
per la rimanente parte del tratto. Se il corridore dispone
di un cardiofrequenzimetro che registra automaticamente
i tempi e le frequenze cardiache, é sufficiente
che prema lo specifico tasto al termine di ogni mezzo
giro. In caso contrario, é necessaria la presenza
di almeno un'altra persona che prenda i tempi per i
vari tratti e che registri la frequenza cardiaca che
l'atleta ha al momento in cui termina ciascun tratto
di 200 metri. Dal tempo impiegato in ogni tratto si
calcola la velocità media in quel mezzo giro
di pista.
Di
solito è più precisa l’esecuzione del
test in palestra, sul tapis roulant. Anche in questo
caso si eseguono tratti di 200 metri; la prima velocità
è bene che sia di almeno 4-5 chilometri più
lenta di quella che quel corridore è in grado
di mantenere per alcune decine di minuti consecutivi
o per un’ora; chi vale attorno a 12,5 chilometri, per
esempio, farà il primo tratto a circa 8 km/h
o ancora più piano. Secondo il protocollo di
Roberto Sassi, la velocità aumenta di 0,5 km/h
ogni successivo tratto di 200 metri; quel corridore,
dunque, compirà il secondo tratto di 200 metri
a 8,5 km/h, il terzo a 9 km/h e così via, fino
a quando ce la fa a tenere la nuova velocità
per 200 metri consecutivi.
E'
possibile ottenere un buon grafico se il corridore percorre
12-16 tratti di 200 metri (i dati dei primi 2 o 3 tratti,
quelli in cui la frequenza cardiaca non è ancora
in equilibrio, di solito non sono presi in considerazione).
Esistono programmi grazie ai quali il grafico del test
viene eseguito dal computer. Se non si dispone di tali
programmi, si utilizzano i valori di velocità
per l'ascissa e i corrispondenti valori di frequenza
cardiaca per l'ordinata. E' così possibile elaborare
un grafico come quello della figura 1 nel quale
si vede chiaramente la deflessione e se ne può
calcolare la velocità. Nei casi nei quali la
deflessione non é altrettanto evidente, si tengano
presenti questi fattori che possono aiutare ad individuarla:
- essa
si ha di solito si trova fra i 10 e i 15 battiti al
di sotto di quella che è la frequenza cardiaca
massima dell’atleta;
- essa
é molto simile alla velocità che, in
condizioni agonistiche, il corridore é in grado
di mantenere per circa un'ora;
- se
nelle 8-12 settimane precedenti é stato eseguito
un altro test, si può fare riferimento alla
frequenza cardiaca alla quale si verificava la deflessione
a quell'epoca; in un periodo di tempo ridotto, infatti,
la frequenza cardiaca di deflessione di solito rimane
costante o si modifica al massimo di pochi battiti,
a meno che si tratti di corridori principianti, nei
quali si possono avere cambiamenti di alcuni battiti
in tempi brevi.
LA
SCELTA DEI RITMI DI ALLENAMENTO IN BASE AL TEST DI CONCONI.
Il
dato della velocità di deflessione può
servire per scegliere i ritmi ai quali allenarsi (si
vedano le tabelle 1, 2, 3 e 4) in particolare
per questi mezzi di allenamento:
- le
ripetute per migliorare la "potenza aerobica"
(si veda la tabella 2), in particolare per
fare sì che i muscoli migliorino la percentuale
di utilizzo dell’ossigeno che giunge ad essi, per
esempio vanno corse dal 2 al 5% sopra la velocità
di deflessione se si tratta dei 1000 m, fra la soglia
anaerobica e il 3% sopra di essa se si tratta dei
2000 m e fra il 97% e il 100% della soglia anaerobica
se si tratta dei 3000 m;
- il
"corto veloce" (si veda la tabella
3) va corso fra il 97% e il 100% della soglia
anaerobica;
- il
"medio" (si veda la tabella 4)
fra l’85 e il 90% della soglia anaerobica.
Se
uno stesso atleta ripete periodicamente il test di Conconi,
può vedere quali sono i suoi miglioramenti dopo
un periodo di preparazione e i suoi eventuali peggioramenti
dopo un periodo di riposo.
Tabella
1.: PERCENTUALI DELLA VELOCITA’ DELLA SOGLIA ANAEROBICA
DA UTILIZZARE CON I DIVERSI MEZZI DI ALLENAMENTO – Nella
seconda colonna è indicata la percentuale della
velocità della soglia anaerobica da tenere quando
si utilizzano alcuni mezzi di allenamento. Nelle colonne
successive sono indicate le andature (in minuti e secondi
per chilometro) per tre corridori con soglia anaerobica
rispettivamente di 16 km/h (3’45" per chilometro),
di 14 km/h (4’17" per chilometro) e di 12 km/h
(5’ per chilometro).
Tipo
di
|
%
della velocità
|
Soglia
anaer.
|
Soglia
anaer.
|
Soglia
anaerob.
|
lavoro
|
della
soglia anaer.
|
16
km/h
|
14
km/h
|
12
km/h
|
|
|
|
|
|
ripetute
di
|
dal
102%
|
da
3’40"/km
|
da
4’12"/km
|
da
4’54"/km
|
1000
m
|
al
105%
|
a
3’34"/km
|
a
4’04"/km
|
a
4’46"/km
|
|
|
|
|
|
ripetute
di
|
dal
100%
|
da
3’45"/km
|
da
4’17"/km
|
da
5’00"/km
|
2000
m
|
al
103%
|
a
3’38"/km
|
a
4’09"/km
|
a
4’51"/km
|
|
|
|
|
|
ripetute
di
|
dal
97%
|
da
3’52" /km
|
da
4’25"/km
|
da
5’10"/km
|
3000
m
|
al
100%
|
a
3’45"/km
|
a
4’17"/km
|
a
5’00"/km
|
|
|
|
|
|
corto-
|
dal
97%
|
da
3’53"/km
|
da
4’25"/km
|
da
5’10"/km
|
veloce
|
al
100%
|
a
3’45"/km
|
a
4’17"/km
|
a
5’00"/km
|
|
|
|
|
|
medio
|
dall’80%
|
da
3’10"/km
|
da
5’21"/km
|
da
6’15’"/km
|
|
al
90%
|
a
4’41"/km
|
a
4’45"/km
|
a
5’33"/km
|
Tabella
2. – Tempi consigliati all’amatore per i 1000, per i
2000 e per i 3000 metri in rapporto alla propria velocità
di soglia anaerobica (prima colonna).
Velocità
della soglia anaerobica
|
Tempo
sui 1000 metri
|
Tempo
sui 2000 metri
|
Tempo
sui 3000 metri
|
18
km/h
|
3’10"-3’16"
|
6’28"-6’40"
|
10’00"-10’18"
|
17
km/h
|
3’21"-3’27"
|
6’51"-7’03"
|
10’33"-10’54"
|
16
km/h
|
3’34"-3’40"
|
7’16"-7’30"
|
11’15"-11’36"
|
15
km/h
|
3’48"-3’55"
|
7’46"-8’00"
|
12’00"-12’21"
|
14
km/h
|
4’04"-4’12"
|
8’20"-8’34"
|
12’51"-13’15"
|
13
km/h
|
4’24"-4’31"
|
8’58"-9’14"
|
13’48"-14’15"
|
12
km/h
|
4’46"-4’54"
|
9’42"-10’00"
|
15’00"-15’29"
|
11
km/h
|
5’12"-5’20"
|
10’35"-10’54"
|
16’21"-16’52"
|
10
km/h
|
5’42"-5’52"
|
11’39"-12’00"
|
18’00"-18’33"
|
9
km/h
|
6’20"-6’32"
|
12’56"-13’20"
|
20’00"-20’37"
|
TABELLA
3. – Andature del "corto veloce" in rapporto
alla velocità della soglia anaerobica; le andature
alla quale compiere ciascun chilometro sono espresse
in minuti e secondi.
Velocità
della soglia Tempo al chilometro
anaerobica
(km/h) |
(minuti
e secondi)
|
18 |
3’20"-3’26" |
17 |
3’31"-3’38" |
16 |
3’45"-3’52" |
15 |
4’00"-4’07" |
14 |
4’17"-4’25" |
13 |
4’36"-4’45" |
12 |
5’00"-5’09" |
11 |
5’27"-5’37" |
10 |
6’00"-6’11" |
9 |
6’20"-6’52"
|
TABELLA
4. – Per l’amatore che già si allena da qualche
anno, sono indicate le andature del medio in rapporto
alla velocità della soglia anaerobica; le andature
alla quale compiere ciascun chilometro sono espresse
in minuti e secondi.
Velocità
della soglia Tempo al chilometro
anaerobica
(km/h) |
(minuti
e secondi) |
18 |
3’42"-3’55" |
17 |
3’55"-4’09" |
16 |
4’10"-4’25" |
15 |
4’27"-4’42" |
14 |
4’45"-5’02" |
13 |
5’07"-5’25" |
12 |
5’33"-5’53" |
11 |
6’04-6’’25" |
10 |
6’40"-7’04" |
9 |
7’24"-7’50" |
Figura
1. Test di Conconi in un atleta amatore. In ascissa
c’é la velocità di corsa (espressa in
km/ora) e in ordinata la frequenza cardiaca (in pulsazioni/minuto).
I valori di frequenza cardiaca in funzione della velocità
di corsa si dispongono inizialmente su una retta, oppure
poco sopra o poco sotto di essa; con l’aumentare della
velocità di corsa, in altre parole, si accresce
la frequenza cardiaca sempre nella stessa proporzione.
Da un certo punto in poi, però, quello che nella
figura corrisponde a 16,7 km/ora e a circa 170 pulsazioni/minuto,
gli stessi punti non crescono più con lo stesso
andamento e formano una curva con la concavità
verso il basso; nei confronti di quello che succedeva
nel tratto rettilineo, insomma, l’aumento della frequenza
cardiaca é di entità inferiore rispetto
all’aumento della velocità di corsa. Il punto
in cui si passa dal tratto rettilineo a quello curvilineo
è chiamato "velocità di deflessione"
e corrisponde solitamente alla "soglia anaerobica".
|
COME
CALCOLARE LA FREQUENZA CARDIACA MASSIMA: la frequenza
cardiaca
COME CALCOLARE LA PROPRIA VELOCITA' DI SOGLIA ANAEROBICA:
Il Test di Conconi
COME
CALCOLARE LA PROPRIA VELOCITA' DI SOGLIA ANAEROBICA:
IL BAS TEST
|
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Il Bas Test "COME
CALCOLARE LA PROPRIA VELOCITA' DI SOGLIA ANAEROBICA".
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Enrico
Arcelli per Novararunning/Trail-Running, il
Bas Test
Molte volte mi è capitato di sentire il lamento di
corridori che affermano di non potersi sottoporre ad alcun
test che fornisca loro riferimenti precisi in base ai quali
scegliere razionalmente i ritmi di allenamento, in particolare
i test che permettono di conoscere la velocità della
soglia anaerobica. Costoro mi dicevano di non poterli fare
perché nella zona in cui abitano nessuno li esegue,
oppure perché i costi sono troppo alti.
In
realtà esiste un dato molto pratico che consente di
avere un'idea piuttosto esatta della velocità della
soglia anaerobica. Si tratta della velocità media tenuta
quando si compie - in condizioni agonistiche - una corsa che
dura alcune decine di minuti o, in chi è ben allenato,
un'ora. Se, dunque, si impiega un tempo fra i 50 minuti e
l'ora in una gara su strada ben misurata e senza evidenti
saliscendi, nel corso della quale non si è avuta una
crisi clamorosa, ma si è tenuto un ritmo abbastanza
uniforme, e si calcola che si è tenuta una velocità
media di 12 chilometri l'ora, vuol dire che la velocità
della soglia anaerobica è proprio attorno ai 12 chilometri
l'ora. Se la velocità tenuta è di 13 chilometri
l'ora, la soglia è di 13; e così via.
Ci
sono delle situazioni nelle quali, però, non c'è
l'occasione di fare una prova del genere, oppure non la si
può proprio fare. Se, per esempio, ci si riferisce
ad un mezzofondista che fa gare su pista e, come massimo,
è arrivato a correre i 5000 metri, è molto difficile
che partecipi a gare su strada lunghe il doppio o il triplo
di quello che fa di solito. Si potrebbe poi avere il desiderio
di un dato che dia una conferma di quello indicato sopra.
Vari
anni fa, dunque, ho proposto un test che chiunque può
eseguire da solo. E' sufficiente disporre di una pista (ma
può anche andare bene un tratto su strada in piano
e ben misurato), di un cronometro e di una calcolatrice. Si
devono poi compiere, al meglio delle proprie possibilità,
una prova di 2000 metri e una di 3000 metri. A questo punto,
con i tempi impiegati su queste due distanze, è possibile
conoscere la velocità di soglia anaerobica.
Io
avevo potuto constatare che questo era vero in un numero esiguo
di corridori. Ma, qualche anno dopo, nel 2000, due studiosi
che fanno capo all'Università di Lione, Gian Nicola
Biscotti e Jean Marcel Sagnol, hanno potuto dimostrare su
un gruppo di atleti che c'era una coincidenza fra il valore
di velocità della soglia anaerobica quando era valutata
con le prove di 2000 e di 3000 metri e quella, invece, che
era misurata con metodiche di laboratorio. Il nome del BAS
test deriva proprio dalle iniziali di coloro dei nostri tre
cognomi, Bisciotti, Arcelli e Sagnol.
Tale
test consiste, insomma, nel correre nel tempo migliore di
cui si è capaci (dunque con il massimo dell'impegno
e con una distribuzione uniforme dello sforzo), in due giorni
differenti, ma non tanto lontani l'uno dall'altro (per esempio
nel giro di tre-quattro giorni), i 2000 e i 3000 metri. Una
volta corse le due distanze, si devono esprimere in secondi
i tempi impiegati, la qual cosa si ottiene moltiplicando per
60 il numero dei minuti ed aggiungendo il numero che esprime
i secondi; 11'46" sui 3000 metri e di 7'38" sui
2000 metri, per esempio, corrispondono a 706 e a 458 secondi.
Si applica poi questa formula:
lunghezza
della distanza maggiore (3000 m) - lunghezza della distanza
minore (2000 m)
tempo sui 3000 m - tempo sui 2000 metri
Nel nostro caso si ha:
3000
m - 2000 m 1000 m
--------------------- = ------------- = 4,03 m/sec
706 sec - 458 sec 248 sec
Quella
ricavata può essere definita "velocità
critica" e corrisponde piuttosto bene alla soglia anaerobica.
E' espressa in metri al secondo; se si vuole trasformarla
in chilometri all'ora, si deve moltiplicare per 3,6 il valore
ricavato. Nel nostro caso si ha: 4,03 x 3,6 = 14,508 km/ora.
Anche
se in questa maniera si trova un valore con ben tre decimali
dopo la virgola, va tenuto presente che il dato che si ricava
è pur sempre un po' approssimativo e va sempre preso
con buon senso.
Qualche
tempo fa, un tale mi ha detto che aveva provato a fare il
BAS test con due corridori, ma si era reso conto che non funzionava.
Anche soltanto guardando i tempi ottenuti dai due ragazzi,
ad ogni modo, era facile capire il perché: sui 2000
metri, entrambi avevano tenuto un'andatura più lenta
che sui 3000 metri! Significava che quello sulla distanza
inferiore non era per niente il tempo inferiore di cui erano
capaci. Questo è il principale degli errori che si
possono commettere quando si compie il BAS test.
(Enrico
Arcelli)
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